Parliamo di...
"Attenti a quei due"
Ovvero, cosa succede quando due artisti famosi affrontano delle domande fuori di testa messe in due Panama di Montappone. Di LAURA GIOVENTU'
Venerdì 12 gennaio 2011
Abbiamo incontrato Neri Marcorè e Luca Barbarossa nei camerini del Palasport di Porto Sant’Elpidio (FM), a pochi minuti dalla loro esibizione per lo spettacolo che i due artisti hanno deciso di dedicare alla solidarietà, devolvendo i proventi del ricavato, a favore della Fondazione Paladini per il finanziamento di progetti a sostegno delle persone affette da patologie neuromuscolari….ed ora vi racconto cosa è accaduto.
Avevo portato con me alcune domande, due cappelli Panama di Sorbatti (Montappone) e l’idea di mischiare le domande per poi distribuirle equamente nei due cappelli, di modo che ognuno dei due “ragazzi” avesse le sue domande nel suo cappello ma rigorosamente messe a casaccio, un gioco, e loro si sono prestati al gioco ben volentieri.
L. Gioventù: - Facciamo un gioco. Ragazzi, mi raccomando, siccome è una cosa seria, non mi fate troppo ridere … -
N. Marcorè: - Che cosa devo fare?-
L. Gioventù: - Lo vede il cappello? Le vede le domande dentro al cappello? Bene, ne prenda una, la legga e dia la risposta. Crede di poterci riuscire?-
L. Barbarossa: - (sbirciando come un monello all’interno del cappello qualche domanda) … ma sono tutte così provocatorie? -
L. Gioventù: - Dai, per favore, non cominciate a leggere prima. Ho detto che è un gioco, siate seri! (a me viene già da ridere). Marcorè, inizia tu! -
N. Marcorè (leggendo la sua domanda): -“Certe notti sei solo più allegro, più ingordo, più ingenuo e coglione che puoi quelle notti son proprio quel vizio che non voglio smettere, smettere, mai”. (Ligabue). Non mi azzarderei mai di darle del coglione ma..lei le ricorda quelle notti, quei locali o solo piazze, in cui era allegro, ingordo con il vizio di non smettere mai, oppure è sempre stato una persona, come si dice spesso, con la testa sulle spalle? Era uno di quei ribelli che dopo troppe battaglie hanno messo la testa a posto? -
(R) - No, Io non sono mai stato troppo…purtroppo! Avrei sempre sognato una vita spericolata con “whiskey droga e rock’n roll” … ma no, in realtà non è che l’ho sognata veramente … sono sempre stato un tipo tranquillo, un po’ per indole, un po’ perché non mi attirava quel tipo di vita, un po’ anche perché nella provincia, come la nostra, non è che ci sia chissà che cosa…ma vuoi rispondere pure tu (guardando Luca)? Oppure ognuno c’ha la sua di domanda? Comunque ero un ragazzo con la testa sulle spalle … un bravo ragazzo … -
L. Barbarossa: - No, no, io c’ho le mie! Infatti ora leggo la mia …“E' sbagliato giudicare un uomo dalle persone che frequenta. Giuda, per esempio, aveva degli amici irreprensibili.”(Marcello Marchesi)
Se la dovessimo giudicare dalla persona con la quale si sta esibendo, secondo lei cosa dovremmo pensare?-
(R) - Beh, pensare bene, perché Neri è notoriamente una persona “da bene”, che tutti amano. Credo sia l’attore più amato dagli italiani e tra poco anche dai francesi perché è in uscita un film in Francia con Neri e Stefano Accorsi e presto sarà amato anche oltralpe. È una persona di enorme talento e mi onoro, anzi, mi pregio della sua amicizia! -
N. Marcorè: - Dai, non farmi troppa promozione … mi fai arrossire! Adesso leggo la mia … “Meglio un morto in casa che un marchigiano alla porta”?-
(R) - (assumendo la posa dell’avvocato difensore) Questo lo dicono, esatto, quelli invidiosi delle Marche, perché nelle Marche, signori e signore, si vive bene e si conduce un’esistenza come dovrebbe DA essere (DA essere, DA essere!) ...tutto a misura d’uomo, e anche di donna, con una cucina meravigliosa. C’abbiamo, nella provincia di Macerata, ultracentenari come solo in Sardegna. Quindi, lor signori mi capiscano, un marchigiano alla porta è meglio di un morto in casa!-
L. Gioventù: - Bene, dopo l’arringa difensiva, adesso ci dica veramente un difetto dei marchigiani e quanto c’è di marchigiano in Luca?-
N. Marcorè: - I difetti dei marchigiani … no, no, no … questo lo devi chiedere a lui. E poi, quanto di marchigiano c’è in Luca?… in Luca c’è molto di marchigiano … -
L. Barbarossa: - dici? -
N. Marcorè: - … sì, perché è uno che dice pane al pane vino al vino... mi dispiace non dire un difetto dei marchigiani, ma questo è un altro pregio. Luca è una persona franca e schietta, è uno che apprezza le cose naturali così come stanno, quelle artefatte non le apprezza molto quindi…un bicchiere di vino con un panino … la felicità! (mentre canta la canzone di Al Bano) … una partita a tennis, un calcio anche al pallone, la famiglia, i figli, gli affetti … Luca è molto, molto marchigiano. Ha anche lui la testa sulle spalle marchigiane e poi, poi si esprime in dialetto marchigiano come nessun altro romano sa fare!-
E prima che Barbarossa legga la domanda successiva, è Neri che lo incalza.
N. Marcorè: - Dai romano, dimmene almeno uno … l’avremo un difetto almeno … oppure abbiamo tutti solo pregi? -
L. Barbarossa: - No. I marchigiani non hanno difetti. I marchigiani sanno vivere … beh, forse proprio vivere non direi, ma l’unica cosa che posso dire è che Neri, e non i marchigiani, è un po’ invidioso del fatto che io vivo a Roma, che sono nato a Roma, che sono stato ispirato dalla città perché lui non è che può scrivere canzoni sulle olive ascolane … è evidente che Roma ispira. -
N. Marcorè: - … forse un difetto è la lentezza …. la lentezza dei marchigiani.-
L. Barbarossa:- Aspetta, aspetta … Neri, mi è capitata una domanda cattivissima …”Non è mai troppo tardi per diventare un bravo artista....lei quando inizierà ad esserlo?...ha già iniziato?...e come mai non ce lo ha mai detto allora?”-
N. Marcorè: - Ma queste domande erano invertite o sono capitate così a caso? Posso pescare anche nel cappello di Luca? … è divertente sta cosa! -
L. Barbarossa: - No. Nel mio cappello non ci peschi! La risposta è … ma lei come si permette??? Noi le apriamo le porte del nostro camerino, e anche le nostre braccia, che solo alcune donne fortunatissime hanno avuto questo onore e lei, lei che fa, ci tratta così a pesci in faccia …?-
N. Marcorè (gli fa eco): - … a pesci in faccia … che pesci sono? Dell’Adriatico? Cara signorina, ma sono almeno i pesci della nostra riviera adriatica?-
L. Barbarossa: - … questa domanda, cara signorina, sarebbe potuta capitare al mio socio, che notoriamente è violento …-
N. Marcorè: -…e sensibile!-
L. Barbarossa: - … lei deve ringraziare che sia capitata a me, perché altrimenti avrebbe fatto una brutta fine … magari quello se la baciava pure.-
L. Gioventù: - (fra me e me….ho il timore che questi due si stiano prendendo gioco di me.)
N. Marcorè: - Adesso tocca a me (e legge la domanda successiva) …“ Nino non aver paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un calciatore..” (Francesco De Gregori). Nel caso….chi di voi due calcerebbe il rigore della vita?-
(R) - Toga! Che bella questa domanda! –
L. Barbarossa (intromettendosi): - Lui … lui … è lui, è lui, io segno sempre in corsa, non posso mica segnare da fermo…e poi siamo a Posto Sant’Elpidio mica a Fermo! -
N. Marcorè: - Allora … io sono uno che...punto. Boh, non lo so. Se c’è da prendersi una responsabilità me la prendo, quindi se c’è un rigore da calciare e se tutti indietreggiassero … lo tiro io … poi magari lo sbaglio … però lo tiro. Ma posso dire la stessa cosa anche del mio socio che c’ha gli attributi per dire “non mi si piegano le ginocchia quando devo affrontare una sfida” e forse litigheremo e ci picchieremo per battere entrambi il calcio di rigore. -
L. Barbarossa: - (leggendo una delle cinque domande che si era già letto mentre l’amico rispondeva) … “Con l’avvento del cinema e della fotografia si sta perdendo il senso della morte, oramai sembrano tutti ancora vivi e vegeti vedendoli alla televisione e alla fine nessuno muore più veramente. Il gesto di Mario Monicelli è secondo voi un nuovo modo di “vivere” ancora o e una scorciatoia per l’eternità?”-
(R) - Il gesto di Mario Monicelli mi ha molto colpito e commosso pur nella sua drammaticità - perché comunque un uomo che si lancia da una finestra è un gesto drammatico - mi è sembrato il congedo più logico per un laico quale lui era. Uno che ha sempre vissuto come aveva desiderato vivere e che ha scelto, non di togliersi la vita e di morire di morte violenta, ma di non morire tutti i giorni perché la malattia a questo lo avrebbe portato, ad una lenta ed inesorabile agonia. Ad una degenerazione che lui non avrebbe meritato né sopportato come nessuno dovrebbe sopportare. Quindi credo che il suo gesto, paradossalmente, anche alla fine dei suoi giorni, sia stato un gesto verso la vita.-
N. Marcorè: - (molto serio) … posso aggiungere che, dal momento che abbiamo fatto la domanda sul rigore della vita, Monicelli ha tirato il rigore della sua vita. Ha deciso che la vita era la propria ed avendola sempre vissuta ad accelerazione piena, non si avvedeva a viverla in altro modo e ha deciso che la media non andava abbassata ed ha preferito fare così.-
Barbarossa conta i foglietti nel suo cappello e vede che gliene manca uno.
N. Marcorè (guardandolo) : - ... ho letto le tue domande e te ne ho fregata una … ma adesso tocca a me leggere …“Se A è uguale al successo, allora la formula è: A uguale a X + Y + Z, dove X è il lavoro, Y il gioco, Z il tenere la bocca chiusa”. (Albert Einstein). Eppure un cantante e un attore proprio della parola e della bocca hanno bisogno … Quale fattore cambia nella formula del successo di Marcorè?-
(R) - Ma di che ti droghi? Di ciabuscolo? … La domanda è difficile però è semplice la risposta … è l’ironia. Nella formula cambia l’ironia. L’ironia nella vita è fondamentale … -
L. Barbarossa: - Adesso tocca ancora a me, senti questa Neri … “Attenti a quei due” è una minaccia oppure una promessa? Il vostro spettacolo è un’istigazione a delinquere, ad uscire di casa o che cosa?”-
(R) - La vera istigazione a delinquere, secondo me, è restare a guardare la televisione a casa. Credo che uscire per andare a vedere uno spettacolo sia sempre un gesto di grande curiosità e di apertura verso gli altri. “Attenti a quei due” è una delle tante occasioni per uscire di casa e visto che ognuno di noi ha tanti cavoli per la testa trovo che la leggerezza di questo spettacolo sia ideale. Questo non è solo uno spettacolo comico, a tratti porta anche alla riflessione, ha dei momenti musicali ed è fatto anche di emozioni. La somma di tutti questi fattori porta in definitiva ad uno spettacolo leggero ed io, molto sinceramene, quando esco di casa, dopo giornate pesanti e molto intense, fatte di tanti impegni, gradisco molto chi mi regala due ore di leggerezza. Sono molto più grato, per esempio, a Checco Zalone rispetto a quelli che mi fanno dei film che torno a casa che sto peggio di quando sono uscito … -
N. Marcorè: - … allora … “Barbarossa … Ariete 1961 e Marcorè … Leone 1966. Come riescono a convivere sul palco due “fuochi” come voi?-
L. Barbarossa (ironicamente): -… due cuochi? Ci ha dato dei cuochi? -
N. Marcorè: - … Sì, si, dei cuochi … Luca, tra l’altro, è un ottimo cuoco!-
L. Gioventù: - “Convivere con un Leone significa sempre dargli ragione?”-
N. Marcorè: - Ma no, ma non è vero … -
L. Gioventù: - “Come fa a resistere un bambino viziato come l’Ariete?-
L. Barbarossa: - … sì infatti … siamo un po’ viziati …-
L. Gioventù: - “Il passatempo di un leone è impartire ordini. Vuole essere sempre al centro dell’attenzione, è prepotente, è egocentrico e dà ordini a chiunque gli stia intorno?”-
N. Marcorè: - Noi siamo due segni di “fuoco” però capaci anche di lasciare spazio. Tra noi ovviamente abbiamo delle metodologie diverse per arrivare ognuno al proprio obiettivo, però in effetti siamo entrambi abbastanza “capoccioni”. L’uno con l’altro -e questo è forse il segreto del fatto che “stiamo insieme” da parecchio tempo- non ci pestiamo i piedi perché poi nei segni di fuoco c’è sempre uno che vuole imporre la propria volontà. In questo senso siamo molto umili…forse avremo degli ascendenti che ci favoriscono…io sono Leone ascendente Bilancia…lui forse una cosa simile…-
L. Barbarossa: - … io, sono Ariete ascendente Leone …. ammesso che mia madre ricordi a che ora sono nato … -
L. Barbrossa (legge la domanda successiva): - …”Nel caso i suoi figli le confessassero di voler intraprendere una carriera artistica simile alla sua, spenderebbe il suo tempo per dare loro le informazioni giuste per sfondare o spiegherebbe fino alla nausea che ci sono professioni meno dispendiose e più remunerate di quella che fa attualmente lei?”-
(R) - Nessuna delle due cose. Secondo me è sempre bene quando un figlio vuole intraprendere una carriera artistica, perché anche questo è un segno di grande sensibilità ed apertura ma, sostanzialmente i figli devono essere felici. Un genitore lotta per la felicità dei propri figli e non deve intromettersi più di tanto ma deve però passare ai propri figli l’informazione che qualsiasi strada sceglieranno, questa deve essere una strada portata avanti con serietà e sacrificio. Visto da fuori si può pensare che il mondo dello spettacolo sia una passeggiata di salute invece, come tutte le professioni, anche in questa bisogna essere pronti a studiare, a sacrificarsi, a mangiare pane e polvere per parecchio tempo e poi forse ad avere dei risultati. Quindi bisogna insegnare ai figli che questa non è una scorciatoia e che le scorciatoie nella vita non si devono mai prendere.-
N. Mercorè: -… c’è gente di spettacolo tristissima e depressa e ci sono metalmeccanici felici ed entusiasti! -
L. Gioventù: - Altro giro, altra corsa … tocca a Neri! -
N. Marcorè: - “Un attore fa di tutto per diventare celebre e poi, quando ci riesce, si mette un paio di occhiali scuri per non farsi riconoscere”.(Marcello Mastroianni)
Lei cosa indosserebbe per passare inosservato? -
(R) - Io sono stato riconosciuto nonostante fossi bardato da sciatore, quindi con la cuffia, gli occhiali, il giubbotto. Sembrava la scena del film “Fantozzi è lei?”. Mi hanno riconosciuto in fila allo skilift quindici anni fa dicendomi “ah … lei è Marcorè, ma con questa “canappia” si riconosce…!” Insomma, il naso non mi permette di camuffarmi. Dovrei indossare un naso diverso ma le dimensioni non sarebbero credibili quindi comunque non passerei inosservato … -
L. Barbarossa: - Ora tocca a me, che bella questa canzone …“Bisogna saper scegliere in tempo, non arrivarci per contrarietà: tu giri adesso con le tette al vento, io ci giravo già vent' anni fa!”(Eskimo - Francesco Guccini). A suo parere, potendo fare un azzardato paragone fra i giovani della sua generazione e i giovani di quella attuale, in cosa i giovani di oggi continuano a non essere propositivi, per una scelta sbagliata del tempo da vivere o per contrarietà? -
(R) - Le contrarietà credo ci siano sempre state. La favola dei figli che oggi hanno una strada più difficile di quella dei loro padri o viceversa a me non ha mai convinto pienamente. Credo che nell’accezione proprio del termine “giovane” ci debba essere proprio la capacità di saper rischiare, di azzardare, di prendere e andare. Spesso sento dire “ma i giovani non escono da casa perché le case costano troppo… e perché questo...e perchè quello…” ma noi quando siamo usciti da casa non cercavamo casa, cercavamo tutto, tranne la casa! Anche oggi consiglierei ai giovani di andare, di inseguire i loro sogni, di tentare e di mettersi in gioco, perché se non fanno questo da giovani non lo faranno mai più.-
N. Marcorè: - Ora la leggo io questa domanda (e provandosi il cappello allo specchio) … è dei nostri, vero? … “Se vi offrissero due ruoli in un film, chi vorreste essere: Bud Spencer e Terence Hill; Stansky e Hutch oppure Jack Lemmon e Walter Matthau nel film ...La strana coppia???”-
(R) - Nessuna delle tre coppie. Questo spettacolo si chiama “Attenti a quei due” quindi vorremmo essere Tony Curtis e Roger Moore …-
L. Barbarossa: -…Franco e Ciccio…! (ride)
N. Marcorè (ridendo): - …cicciuzzo!… io sono più “british” per cui interpreto Roger Moore, lui invece fa Tony Curtis, l’americano. Però queste sono tre coppie meravigliose. A me personalmente piacciono tutte. Bud Spencer e Terence Hill, per esempio, però … siccome Luca dovrebbe fare Terence Hill ed io Bud Spencer….no, allora preferisco fare Stansky e Hutch. Io faccio Hutch e lui Stansky, che era quello più veloce. Va bene Luca?-
L. Barbarossa: - Io preferisco Stanlio e Olio! -
N. Marcorè: - …la prossima domanda è una canzone di Barbarossa… Luca leggila un po’ tu! -
L. Barbarossa: - …“Quando diventerò grande,
sarò famoso e sarò pieno di grana,
tornerò qui nel mio quartiere,
con una macchina americana,
e comprerò fiori per tutti quanti,
scenderemo in strada come a carnevale…”(Quartiere)
Ascanio Celestini dice che in fondo un quartiere è come un paese di provincia, ma un paese di provincia non sarà mai un quartiere…come mai? -
(R) - Mammamia….ho i crampi al cervello con questa domanda…e questa perché l’hai data a me?-
N. Marcorè: - …perché è difficile no, mica sono fesso, te l’ho data apposta…-
L. Barbarossa: - Porto Sant’Elpidio oppure Porto San Giorgio non saranno mai un quartiere. Questo lo confermo, ma è ovvio anche che un quartiere, pure se vissuto come un paese, appartiene ad un insieme molto più grande e più complesso. Dal quartiere ci si può anche perdere e disperdere nei tanti vicoli e vie della città. Poi, tra me e Neri, c’è un’antica disputa sui vantaggi di essere romani o di essere di Porto Sant’Elpidio. Ognuno di noi tira l’acqua al proprio mulino: io sono, tutto sommato, contento di essere nato e vissuto a Roma perché è una città che aveva il fascino del paese e nel contempo aveva l’attrazione di una grande metropoli … di un grande crocevia di storia, di racconti e di persone. -
N. Marcorè: - Io sono contento di aver vissuto l’infanzia in un paese come Porto Sant’Elpidio dove tutto è a dimensione riconoscibile. Dopo di che, quando si cresce, quando ci si ingrandisce (ride) e si ha bisogno di avere stimoli diversi... poi … insomma, sono felice di aver passato l’infanzia e l’adolescenza in provincia, e sono felice anche che la vita poi mi abbia dato l’opportunità di passare in una grande città con stimoli diversi. Ciò non toglie che Sant’Elpidio ha sempre qualche cosa in più rispetto a Roma….ecco…c’ha più lettere per esempio….P o r t o S a n t’ E l p i d i o…(ride) -
N. Marcorè: - Vabbè, dopo questa superiorità di Sant’Elpidio passiamo alla prossima domanda …“Quando certi uomini di teatro sollecitano la partecipazione viva del pubblico ai loro spettacoli dovrebbero meditare sui pericoli cui vanno incontro.” (Ennio Flaiano) …Grande saggezza, ma la domanda qual è? Ah … eccola! …”A Sant'Elpidio a Mare il mare non c'è, a Porto Sant'Elpidio il porto non c'è, al Teatro delle Api sperate di trovare il miele oppure avete paura delle punture degli spettatori?”-
(R) - Domanda curiosa, se permetti, ma anche un po’ birichina. Al Teatro delle Api non abbiamo mai paura degli spettatori ed è un teatro che da quando ha aperto i battenti sta andando benissimo. È diventato un polo culturale importante per questa zona, non soltanto di questa città, se così può essere definita. Insomma, il miele in qualche modo lo abbiamo già trovato e gli spettatori direi che pure si dichiarano sempre molto contenti e lo si vede dalle partecipazioni con cui affluiscono al teatro. Anche la tua bella faccina viene spesso a teatro, vero? Brava, fai bene! -
L. Barbarossa: - Senti questa invece, qui c’è il nostro amico Giorgio…”Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me.” (Giorgio Gaber) Sinceramente, lei teme più Berlusconi o se stesso?-
(R) - Secondo me questo paese è diviso tra persone che amano troppo Berlusconi e persone che lo odiano troppo. Io vorrei semplicemente prescindere da Berlusconi.
N. Marcorè: - Berlusconi eh … ignorarlo!-
N. Marcorè: - Luca senti questa, adesso qui ci si stringe il cuore …”Non è Francesca” (Lucio Battisti) E allora chi era la ragazzina per la quale avevate perso la testa?-
(R) - Ho avuto amori folli a partire dell’infanzia in poi, bambine e poi ragazze per le quali avrei dato braccia, arti e tutto poi, dopo qualche mese o anno, è tutto passato quindi nell’ordine…Maria…Sonia…Catia….ecct…ecct....
L. Barbarossa: -… anche io ho avuto un amore folle ... perché mi ero dimenticato di mettere la marcia … siamo andati a sbattere sull’albero di cedro …-
N. Marcorè: - Quante ce ne stanno di domande ancora?-
L. Barbarossa: - Dai Neri, sbrighiamoci, dobbiamo andare! Questa è l’ultima… è l’ultima per tutti … dobbiamo proprio andare … si è fatto tardi. Io sono il cattivo dei due, non so se l’ha capito… (manca veramente poco all’inizio dello spettacolo ) …”È tutto un rivisitare, tutto una cover con novità rare ma con molte rielaborazioni, l’utilizzo ed il recupero del passato nell’arte, nella musica, nel cinema sta diventando una necessità, una moda o paura per il futuro?”-
(R) - È un momento di grande crisi creativa internazionale, non solo Italiana. Non arrivano grandi idee. Questo è secondo me frutto di una società del benessere che crea poche “necessità interiori”. Se la gente sta bene, “non soffre” … non è ispirata … sono tutti molto soddisfatti materialmente. Siamo tutti dei grandi compratori di cose ...-
L. Gioventù: - …Compri cose di cui non hai bisogno…-
L. Barbarossa: - Esatto, ci convincono che senza queste cose non si possa vivere. Non è così. La ricerca di queste cose e la lettura del manuale per utilizzarle -perché in genere si tratta di tecnologia- prende quasi tutta la nostra giornata e poi, l’impiego stesso di queste cose, ci porta via altro tempo ... vedi computer, televisioni, videogiochi e tutto il resto. È ovvio che questo sistema non produca grande ricerca interiore e quindi grandi idee per l’arte. Credo quindi che, tutto sommato, non sia da disprezzare la rivisitazione dei classici perché, come dice la domanda, almeno è una certezza di qualità e di contenuto della proposta.-
N. Marcorè: - Ultima domanda, questa è seria … possiamo rispondere anche insieme ...-
Luca Barbarossa inizia a prepararsi per lo spettacolo provando il suo Panama.
L. Gioventù: - Vi faccio io la domanda…”Ritornate sul palco per una serata di beneficienza a favore della fondazione marchigiana Paladini. Il ricavato della serata sarà utilizzato per finanziare progetti a favore di persone affette da patologie neuromuscolari. La solidarietà è spesso confusa con la beneficenza, o peggio con l'elemosina, come riconoscerne la differenza e come spiegare a chi pratica il disinteresse che di solidarietà non ce ne sta mai abbastanza???”-
N. Marcorè: - La differenza tra elemosina “brutta” e solidarietà è che l’elemosina si fa per liberasi da uno scocciatore o per sistemarsi la coscienza, la solidarietà invece è un percorso interiore molto più profondo che parte dal prendere coscienza del fatto che c’è chi nella vita ha avuto più opportunità e chi ne ha avute meno. Non sempre questo dipende dalla propria volontà, ma anche da un fatto casuale. Chi è fortunato dovrebbe pensare che se si fosse dall’altra parte sarebbe bello non essere dimenticato. La solidarietà fa si che chi può non smetta di guardare agli altri con l’obiettivo di livellare, nel suo piccolo, le piccole e grandi disuguaglianze che vivere in questa società moderna e liberista composta. Se i governi, ma anche questo governo, avessero fatto delle politiche sociali che tendessero a livellare queste sperequazioni non ci sentiremo giorno dopo giorno chiamati come cittadini a fare il numero verde per donare tramite sms due euro. C’è sempre molto bisogno di solidarietà perché evidentemente qualcosa non funziona anche a livello di politiche sociali e governative. Ci sono due aspetti. Uno, quello personale e privato che è quello di guardare sempre agli altri e dall’altro, sopperire a qualche mancanza istituzionale.-
L. Barbarossa: - Concordo…concordo…però ora dobbiamo proprio scappare …domande molto carine….-
N. Marcorè: - …davvero … alcune molto belle.-
A questo punto bussano alla porta ed entra un tecnico per avvisare che è a breve ci sarà l’inizio dello spettacolo: - Ma che state facendo ancora qui, ci sono 1300 persone che vi stanno aspettando là fuori!!!-
L. Gioventù: - …accidenti, avrei voluto avere più tempo! Grazie ragazzi, siete stati molto gentili, anche se un po’ “cattivelli” nel giocare con me … ma in pratica, tra voi due, chi è il buono e chi è il cattivo….oppure vi scambiate i ruoli?-
N. Marcorè: - Luca è il cattivo. Però il cattivo vero sono io, ma faccio passare per cattivo lui. Cattivi siamo tutti e due. Però Luca interpreta meglio la parte del cattivo, è lui che caccia le giornaliste dai camerini, è lui che dice “adesso andiamo” quando i fans stanno in fila. Io dico che purtroppo è lui che mi richiama, faccio finta … e invece … alla fine … -
L. Gioventù: - Per cui alla fine Neri Marcorè è quello più disponibile…-
N. Marcorè: -… questo è quello che appare! -
L. Barbarossa: - Voglio rispondere all’ultima domanda come i condannati a morte…-
L. Gioventù: - Va bene, l’ultima domanda … “Queste sono le “Marche Sporche”…-
L. Barbarossa: - … Ma queste quali, scusa ? –
N. Marcorè: - Questa zona qua, da Macerata ad Ascoli Piceno, sono le Marche Sporche. -
L. Barbarossa: - Ah, ora ho capito, è la zona che si chiama così… -
L. Gioventù: - Bene … “queste sono le Marche Sporche … avete paura di sporcarvi oppure vi siete lavati le mani?”-
L. Barbarossa: - Ma questa domanda neanche Marzullo la farebbe…è una domanda terribile. Mi rifiuto di rispondere…ahahahaah -
Nel frattempo Luca Barbarossa continua a guardarsi allo specchio con il Panama in testa. Caspita quant’è vanitoso! E mentre mi stanno spingendo fuori dalla porta mi giro per l’ultima domanda …”E visto che siamo nel distretto calzaturiero più importante del mondo, ditemi a chi vorreste fare le scarpe e a chi dareste una sòla…??? -
E finalmente i due ragazzi irresistibili restano a bocca aperta.
N. Marcorè: - … a chi vorrei fare le scarpe boh…che ne so…. a Ibrahimovic. Vorrei avere i piedi di Ibra… -
L. Gioventù: - …e dare una sòla…? -
L. Barbarossa: - Al nostro impresario e … alle giornaliste ficcanaso che non se ne vogliono mai andare! - (ride)
L. Gioventù: - … grazie ragazzi, siete stati molto carini…ah…dimenticavo, i cappelli sono un nostro pensiero, perché noi non facciamo solo le scarpe.-
N. Marcorè: - Vorrei aggiungere una cosa! Posso? A me non piace dare sòle. Preferisco dire sempre quello che penso in faccia alle persone. … Grazie per l’intervista! -
L. Barbarossa: - Sinceramente io una bella sòla la darei…-
N. Marcorè: -… a chi la daresti?-
L. Barbarossa: … alle banche, alle assicurazioni, alle compagnie telefoniche. A tutti quelli che le danno regolarmente tutti i giorni a noi …-
N. Marcorè: - … ammazza che bella risposta!-
E su questa frase hanno chiuso la porta e sono andati a prepararsi per lo spettacolo che da lì a qualche munito avrebbero messo in scena facendo contente più di 1300 persone accorse per vederli sul palco.
Veramente due ragazzi irresistibili, dei professionisti in gamba, due persone squisite. È vero, uscire di casa per certi spettacoli è gratificante.
di Laura Gioventù